Gianluca Signorini. Paolo List. Fulvio Bernardini. Giorgio Rognoni. Adriano Lombardi. Stefano Borgonovo. Questi sono soltanto alcuni degli ex calciatori italiani scomparsi prematuramente a causa della Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, una rara malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni del sistema nervoso centrale. Il legame tra calcio e Sla è tristemente ricorrente negli ultimi anni e non solo, tra interrogativi sulle cause e sospetti di varia natura.
Quella che prima poteva avere le sembianze di una triste coincidenza adesso sembra avere dei riscontri scientifici: i calciatori professionisti sono più esposti al rischio Sla. E chi gioca ad alti livelli, come ad esempio in Serie A, corre un rischio fino a 6 volte maggiore rispetto alle altre categorie. Lo riferisce uno studio condotto da Ettore Beghi ed Elisabetta Pupillo, ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano e presentato al meeting annuale dell’American Academy of Neurology, negli USA.
Tutto è nato dalle figurine Panini. Partendo dall’album della stagione 1959-1960 fino alla stagione 1999-2000, i ricercatori hanno individuato quasi 24mila calciatori tra Serie A, Serie B e Serie C. Dei calciatori osservati, sono stati accertati 32 casi di Sla. La categoria più colpita è rappresentata dai centrocampisti (14): a seguire difensori (9), attaccanti (6) e portieri (3).
La Sla è più frequente tra i calciatori professionisti, ma non solo. Come rivela Ettore Berghi ai microfoni dell’Ansa “la vera novità consiste nell’aver evidenziato che i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane rispetto a chi non ha praticato il calcio. L’insorgenza della malattia tra i calciatori si attesta sui 43,3 anni mentre quella della popolazione generale in Italia è di 65,2 anni”.